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Dell’Isis la strage aerea tentata a Mogadiscio

Shukri Said – Blog Primavera Africana – Tra i 74 passeggeri dell’A321 della somala Daallo Airlines diretto a Gibuti – il volo che il ventiquattrenne bergamasco Riccardo Bonaldi, copilota del più esperto Vlatko Vodopivec, ha riportato in emergenza all’Aeroporto Aden Abdulle di Mogadiscio martedì scorso, dopo appena sette minuti dal decollo – c’era un terrorista al quale la bomba è esplosa evidentemente troppo presto per compiere la strage che si era prefissato. Se l’esplosione fosse avvenuta con l’aereo all’altitudine di crociera, si sarebbe verificata una decompressione che avrebbe fatto deflagrare l’intero velivolo. La presenza della bomba è dimostrata dalle lamiere in corrispondenza del foro aperto sulla carlinga che sono distorte verso l’esterno dell’aereo, come avviene quando la forza esplodente si sviluppa in un luogo chiuso e cerca sfogo per espandersi.

La carlinga dell'A321 della Daallo Airlines danneggiata dallo scoppèio

La carlinga dell’A321 della Daallo Airlines danneggiata dallo scoppèio

Sin da subito i testimoni hanno parlato, oltre che di due feriti, di un corpo carbonizzato risucchiato fuori dal velivolo e schiantatosi al suolo a circa 35 chilometri dall’Aeroporto, nel distretto di Balcad posto a nord est della capitale.

Si trattava di un uomo di circa 55 anni ed un filmato dei servizi di sicurezza dell’aeroporto ha mostrato il suo passaggio attraverso il metal detector. Ma i filmati della sicurezza hanno mostrato anche due uomini, di cui uno con la divisa del personale dei servizi aeroportuali, che agevolano il passaggio attraverso i controlli di un laptop all’interno del quale, verosimilmente, è contenuto l’esplosivo e lo consegnano al terrorista.

Si tratta di modalità che ricordano da vicino quelle che hanno portato alla sciagura aerea dello scorso 31 ottobre, quando a bordo dell’Airbus A321 della Metrojet in volo da Sharm El Sheikh a San Pietroburgo morirono sul Sinai tutti i 224 passeggeri di nazionalità russa che rientravano dalle vacanze nella località del Mar Rosso.

Anche in quel caso, infatti, si è riscontrata un’esplosione corrispondente a un quantitativo di tritolo pari a circa un chilo e mezzo, compatibile con quanto ne può mascherare il laptop mostrato dal filmato dell’Aeroporto Aden Abdulle. L’attentato all’aereo russo venne rivendicato dall’Is.

Allo stesso modo delle autorità russe per la sciagura del Sinai, anche quelle di Mogadiscio hanno chiesto aiuto all’FBI per la più meticolosa ricostruzione dell’attentato che va ascritto alla strategia di penetrazione dell’Isis in Somalia.

Invero mai Al Shabab – il gruppo terroristico di origine somala che dal 2012 si è dichiarato affiliato ad Al Qaeda – aveva effettuato attentati sugli aerei, ma il tentativo fortunatamente andato a vuoto nel cielo di Mogadiscio dimostra l’arrivo in Somalia del nuovo attore terroristico in espansione anche nel Corno d’Africa.

L’organizzazione di Al Shabab, intanto, non resta con le mani in mano e, sebbene non sia ancora chiaro se al suo interno prevalga la fazione pro Daesh o quella ancora legata ad Al Qaeda, ha attaccato la città di Merka, l’importante porto della regione meridionale del Basso Shabelle a settanta chilometri a sud di Mogadiscio che fra il 2008 ed il 2012 aveva consentito all’organizzazione terroristica lo sviluppo del commercio di carbonella verso i Paesi del Golfo arricchendo le proprie tasche ed impoverendo le foreste della Somalia meridionale. Ad oggi sembra che l’attacco a Merka sia stato respinto dalle truppe governative e di AMISOM, ma pesanti combattimenti proseguono tuttora mettendo in fuga una popolazione di circa trecentomila abitanti. Sull’onda dei primi successi nella battaglia per Merka, Al Shabab aveva annunciato di voler recuperare anche la città di Barawe, porto ancora più importante di Merka e capoluogo della medesima regione del Basso Shabelle.

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Truppe di AMISOM nella campagna somala

L’esito definitivo della battaglia per Merka sarà molto importante per gli equilibri di Al Shabab.

Infatti, solo un successo a Merka darebbe ad Al Shabab la spinta per attaccare anche Barawe, ma senza nessuno dei due porti una ripresa economica e dei rifornimenti di armi diverrebbe assai più problematica di adesso spingendo l’organizzazione terroristica verso il Daesh con l’abbandono di Al Qaeda dalla quale non provengono più gli ingenti flussi finanziari di una volta.






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