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Incontro tra Kerry e IGAD su Somalia, Sud Sudan e Dadaab

Shukri Said – Blog Primavera Africana – Ieri il Segretario di Stato Americano John Kerry, accompagnato dal Vice Segretario per gli affari africani Linda Thomas-Greenfield, dal Direttore Nazionale del Consiglio di Sicurezza per l’Africa Martis Flacks, dall’inviato speciale per il Sudan meridionale Amb. Donald Booth e dall’ambasciatore degli Stati Uniti in Kenya Robert Godec, ha incontrato il Presidente del Kenya Uhuru Kenyatta assistito dalla Segretaria del Consiglio dei Ministri Amb. Amina Mohamed (Ministro degli Affari Esteri e del Commercio Internazionale) e dal Prof. Judy Wakhungu (Ministro per Ambiente e risorse naturali) oltre che da altri funzionari governativi di alto livello. I colloqui sono proseguiti oggi sul tema delle elezioni in Kenya previste per il prossimo anno, con un impegno degli US di oltre 25 milioni di US$ da utilizzarsi in “osservazione” e risoluzione delle controversie post voto. John Kerry ha precisato che gli Stati Uniti non sostengono alcun partito in Kenya, ma sostengono eque elezioni, libere da atti di violenza.

Oggetto dell’incontro di ieri, dove oltre al Kenya sono confluiti anche i Ministri degli esteri degli altri Paesi aderenti all’IGAD, erano, invece, la sicurezza in Sud Sudan, in Somalia, la lotta al terrorismo – soprattutto quello degli Al Shabab che in Kenya ha fatto molte vittime degli ultimi anni – e i rimpatri volontari dei profughi somali dal campo di Dadaab.

In Sud Sudan il processo della pace firmata ad agosto 2015 è stato messo in forte discussione a causa dei recenti violenti scontri e i rappresentanti sono stati d’accordo nell’esprimere preoccupazione per lo scarso impegno delle parti nell’attuazione dell’accordo. Kenyatta ha riferito a Kerry che, dopo la ripresa del conflitto armato, il Consiglio dei ministri dell’IGAD, riunitosi a Nairobi lo scorso luglio, ha adottato una road map per ripristinare la normalità in Sud Sudan.

John Kerry nei colloqui con i suoi omologhi dell'IGAD ieri a Nairobi - per gentile concessione di Kismaayo24

John Kerry nei colloqui con i suoi omologhi dell’IGAD ieri a Nairobi – per gentile concessione di Kismaayo24

Sulla Somalia il Presidente Kenyatta ha invocato la prosecuzione dell’impegno degli Stati Uniti e della comunità internazionale per la pacificazione e la stabilizzazione del Corno d’Africa e, in particolare, in questo periodo di elezioni che si concluderanno, secondo il nuovo calendario adottato dalle Autorità somale, il prossimo 30 ottobre con l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica federale somala.

A margine dell’incontro, in un colloquio bilaterale col Ministro degli esteri somalo Abdisalam Omer, John Kerry ha ribadito la ferma volontà degli Stati Uniti di aiutare il popolo somalo per non disperdere i progressi conseguiti sia in tema di sicurezza che di ricostruzione ed ha manifestato la preoccupazione americana per il ritardo nel ricambio istituzionale ed insistendo affinché le autorità somale si impegnino per uno svolgimento libero, pacifico e trasparente dell’imminente tornata elettorale generale.

Il Segretario di Stato John Kerry ha inoltre ringraziato il Presidente Kenyatta per la leadership del suo Paese nella ricerca di soluzioni nella regione. In particolare i due statisti hanno convenuto che le forze di AMISOM e dell’esercito somalo hanno ottenuto notevoli progressi nella lotta contro gli Al Shabab sicché può prevedersi che nel 2018 possa terminare l’impegno delle truppe internazionali lasciando alle sole forze somale il perseguimento della sicurezza nel Paese.

Sul versante umanitario, poi, John Kerry ha offerto assistenza al Kenya per 170 milioni di US$ da destinare ai rifugiati, rimpatriati e per aiuti umanitari. Gran parte di questi aiuti andranno a sostenere il rimpatrio volontario dei somali dal campo di Dadaab per il cui smantellamento già esiste tra Kenya, UNHCR e Somalia un accordo dal 2013. Lo stanziamento rappresenta il concretizzarsi di quanto il Presidente Obama aveva assicurato al Presidente Kenyatta in un colloquio telefonico della scorsa primavera proprio per un sostegno umanitario ai rifugiati di Dadaab. Fu proprio grazie a quell’intervento di Obama che i toni perentori di Kenyatta per l’immediata chiusura del campo profughi più grande mondo si sono attenuati.






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