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Sahel, c’è bisogno di aiuti urgenti per la crescente insicurezza

repubblica.it – Il deficit di finanziamento di 100 milioni di dollari ostacola la lotta contro la fame. I diversi conflitti in corso e i ricorrenti periodi di siccità stanno complicando la situazione nella regione. Quest’anno l’Onu e i loro partner umanitari hanno lanciato un Piano ambizioso di Risposta Strategico Regionale dedicato all’intera area per sostenere la resilienza a più lungo termine, affrontando alla radice le cause della fame

ROMA – Le Nazioni Unite, attraverso la FAO, hanno fatto appello alle nazioni di tutto il mondo, alla cosiddetta “comunità internazionale”, affinché rinnovino l’impegno per combattere la fame e l’insicurezza alimentare nel Sahel, una fascia dell’Africa sub-sahariana che va dal deserto del Sahara a nord, e la savana del Sudan a sud, tra l’Atlantico (ad ovest) e il Mar Rosso, a est. E’ un’immensa area che segna un passaggio climatico dalle zone aride del Sahara a quelle più fertili della cosiddetta “savana arborata” del Sudan. Il deserto del Sahel, da Occidente a Oriente, attraversa il Gambia, il Senegal, la parte sud della Mauritania, il centro del Mali, il Burkina Faso, la parte sud dell’Algeria e del Niger, la parte nord della Nigeria e del Cameroon, la parte centrale del Chad, il sud del Sudan, il nord del Sud Sudan e l’Eritrea.

L’impatto dei conflitti in corso.
 Vari fattori, tra cui l’impatto dei diversi conflitti in corso e i ricorrenti periodi di siccità stanno esacerbando l’insicurezza alimentare nella regione, hanno denunciato in una dichiarazione congiunta la FAO e il Coordinatore Umanitario regionale delle Nazioni Unite per il Sahel, Robert Piper. Nel mese di febbraio, la FAO aveva lanciato un appello ai donatori per 116 milioni di dollari per aiutare oltre 7,5 milioni di persone vulnerabili nel Sahel.  Finora, solo 16 milioni di dollari, vale a dire meno del 14%, sono stati ricevuti. “Se vogliamo rompere questo ciclo di crisi cronica in tutta la regione del Sahel, l’assistenza d’emergenza agli agricoltori e ai pastori vulnerabili deve essere considerata una priorità assoluta”, ha detto Robert Piper, Vice Segretario Generale dell’ONU e Coordinatore umanitario regionale per il Sahel. “Il modo migliore per ridurre l’emergenza di domani è quello di aiutare le famiglie a proteggere i loro beni oggi”, ha aggiunto.

Il piano ambizioso di tre anni.  Quest’anno, come parte dell’impegno fame zero nella regione del Sahel, le Nazioni Unite e i loro partner umanitari hanno lanciato un ambizioso Piano di Risposta Strategico Regionale triennale per il Sahel per sostenere la resilienza a più lungo termine, affrontando alla radice le cause della fame. Il piano comprende anche un rapido incremento delle misure per contrastare nell’immediato  l’insicurezza alimentare e le esigenze nutrizionali delle persone a rischio. Nel corso degli anni, nonostante gli sforzi dei governi e dei partner umanitari per combattere la fame nel Sahel, la situazione rimane di grande preoccupazione.

L’insicurezza alimentare riguarda 20 milioni di persone. 
Nel febbraio 2014 già più di 20 milioni di persone soffrivano di insicurezza alimentare. Questa situazione è aggravata dalla stagione magra in corso e dal conseguente esaurimento delle scorte alimentari. Inoltre, la stagione delle piogge è stata finora irregolare, con precipitazioni abbondanti nella parte occidentale della sub-regione (tranne in Senegal), e precipitazioni inferiori alla media registrate in alcune parti orientali, in particolare in Nigeria, nel Togo, in Benin lungo il Golfo della Guinea, in Burkina Faso, in Niger e nel Ciad.  In particolare in Senegal ed in Ciad precipitazioni al di sotto della media hanno ritardato le semine.

Il problema degli sfollati. L’insicurezza alimentare cronica nel Sahel si sta deteriorando ulteriormente a causa dei massicci spostamenti di popolazione. Gli sfollati provenienti dalla Repubblica Centrafricana e dalla Nigeria, che hanno cercato rifugio in Camerun, Niger e in Ciad, hanno bisogno di assistenza urgente. In molti casi, e al fine di venire incontro ai bisogni dei rifugiati, le famiglie ospitanti usano le proprie limitate risorse e riserve alimentari. I rifugiati in genere fuggono con il bestiame, mettendo ulteriore pressione sulle risorse naturali e sulle aree coltivate, e facendo aumentare così il rischio di conflitto tra le comunità. I recenti scontri nel nord del Mali hanno anche generato nuovi spostamenti di popolazioni verso il sud e nei paesi limitrofi.

Il ruolo della FAO.
 L’attuale assistenza della FAO è fondamentale per proteggere i mezzi di sussistenza delle famiglie più precarie, ma i mancati finanziamenti ostacolano gli sforzi per aiutare le comunità di pastori e agricoltori. Le famiglie rurali più povere, che hanno un accesso limitato al settore agricolo e che non beneficiano di sostegni per il proprio sostentamento, continueranno a dipendere da lavoro occasionale, dal mercato per procurarsi il cibo, e affidarsi a strategie di sopravvivenzadannose, come la vendita di tutto ciò che possiedono, la riduzione del numero dei pasti, o il ritiro dei bambini dalla scuola. La FAO ha già fornito assistenza in periodi critici per aiutare oltre 1,2 milioni di famiglie rurali a prepararsi alla campagna agricola in corso. La FAO sta inoltre assistendo i pastori attraverso la ricapitalizzazione delle mandrie, la distribuzione di prodotti veterinari, la riabilitazione dei punti d’acqua e la formazione.

fonte: http://www.repubblica.it/solidarieta/cibo-e-ambiente/2014/07/27/news/fao-92537876/






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