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Chi non vuole l’esercito somalo

Shukri Said – Primavera Africana – Il ritardo nella pacificazione della Somalia allunga la presenza nel suo territorio delle truppe di AMISOM, la forza multinazionale africana che sostituisce l’esercito somalo nel contrasto ai terroristi di Al Shabab che ancora dominano nelle parti centromeridionali del Paese, quelle più ricche grazie all’agricoltura ed alla pastorizia.

Fanno parte di AMISOM, tra l’altro, i soldati della Sierra Leone, uno degli Stati che, con la Liberia e la Guinea, ha avuto il maggior numero di contagiati di Ebola.

E’ di questi giorni la notizia che, in un contingente di militari della Sierra Leone destinato alla missione di AMISOM in Somalia, un soldato è risultato positivo al virus e l’intero reparto è stato messo in quarantena per 21 giorni.

Sarebbe solo per un arrivo dall’esterno che in Somalia potrebbe manifestarsi Ebola, essendo i somali dediti alla pulizia sino alla mania.

D’altra parte il Generale italiano Massimo Mingiardi, che per due volte è stato in missione in Somalia ed ora vi guida la missione europea EUTM occupandosi dell’addestramento dell’esercito somalo, ha evidenziato nel corso di un’intervista che, dopo il corso, i militari non hanno divise, né armi, né una caserma in cui mettere a frutto tutto quello che gli istruttori hanno loro insegnato.

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Il Gen. Massimo Mingiardi comandante di EUTM in Somalia

“Di fronte a questa situazione – ha detto Mingiardi ad ADN Kronos – è necessario che l’Europa intervenga, cambiando e ampliando l’obiettivo della missione. A tutto questo si aggiungono le precarie condizioni di vita nel campo di addestramento dei soldati, gestito da una organizzazione civile. Bisogna costruire gli arredi, la cucina, acquistare le brande. I soldati attualmente dormono per terra e non c’è acqua potabile. Io, pur essendo il comandante, non ho il potere di intervenire, ma sono i miei uomini e vorrei che l’Europa intervenisse”.

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L’esercito somalo addestrato da EUTM

Questa segnalazione del comandante dell’EUTM, invece di indurre l’Europa ad un approfondimento della questione, ha invece suscitato critiche nei suoi confronti.

Ma un problema nella formazione dell’esercito somalo c’è e va risolta, altrimenti veramente resteranno i militari di AMISOM sino al 2025, come vorrebbe il Presidente ugandese Museveni.

In effetti l’esercito che si addestra a Mogadiscio è monoclanico: praticamente tutti i suoi appartenenti sono dello stesso clan del Presidente Mohamud e sussiste quindi il pericolo che, invece di combattere Al Shabab, si crei una milizia fedele ad un Presidente che ha mostrato proprio in questi ultimi tempi, con l’arresto degli oppositori e degli esponenti della stampa libera, inclinazioni autoritarie.

Ma la soluzione c’è e consiste nell’adottare, migliorandolo e ampliandolo, il modello di Gibuti. Qui, infatti, l’Europa addestra i militari del Somaliland, del Puntland e di Mogadiscio. Invero il Somaliland è abitato soprattutto da appartenenti ai clan Dir e Darod; in Puntland è predominante il clan Darod mentre in Galgadud, Hiran, regioni centrali e a Mogadiscio prevale il clan Hawiye.

Il rischio è quello di creare eserciti pressoché monoclanici nelle varie regioni della Somalia.

Invece i militari addestrati dall’Europa dovrebbero convergere in un unico esercito, includendovi anche gli appartenenti alla regione meridionale multiclanica del Jubaland, e quelli appartenenti all’erigenda Amministrazione del Sud con i clan Digle Mirifle e le minoranze del Basso Shabelle.

Un simile esercito multiclanico consentirebbe di dare credibilità al governo federale per superare l’embargo delle armi, darebbe sicurezza e fiducia alla popolazione, accorcerebbe la missione di AMISOM, con i problemi connessi anche in termini di sanità e violenza a donne e minori, e darebbe la tranquillità all’Europa di fare le cose nel modo giusto, così come suggeriva il Gen. Massimo Mingiardi quando chiedeva più impegno verso la Somalia.

L’auspicio è quello che l’Europa sostenga Mingiardi e gli rinnovi il mandato sino a dicembre 2016 quando ci saranno le elezioni a suffragio universale in Somalia.






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