Attentato all’Hotel Sahafi di Mogadiscio
Shukri Said – Blog Primavera Africana – Questa mattina all’alba un grave attentato terroristico di Al Shabab ha sconvolto il risveglio di Mogadiscio.
Secondo la tattica del gruppo jihadista, una prima autobomba è esplosa nei pressi del frequentatissimo Hotel Sahafi. Subito dopo un commando di terroristi è penetrato all’interno dell’albergo occupandolo, sparando e prendendo ostaggi. Infine una seconda autobomba è esplosa all’esterno dell’edificio per fare strage dei soccorritori e delle prime forze armate intervenute per contrastare l’attacco.
Solo dopo alcune ore e l’intervento delle teste di cuoio delle forze governative tutti gli uomini del commando terroristico sono stati uccisi. Adesso l’edificio è presidiato dalla polizia e si fa la conta delle vittime.
Emblematica la morte del fotografo Mustafa Habdi Nur Shafana che operava per Shabelle Media Network e per Al Jazeera. Subito dopo l’esplosione della prima autobomba si era avvicinato per riprendere la scena dell’attentato ma all’arrivo del commando dei jihadisti si era acquattato per proteggersi dietro una macchina parcheggiata li vicino. Si trattava, però, della seconda autobomba la cui deflagrazione non gli ha lasciato scampo.
L’attentato all’Hotel Sahafi di Mogadiscio
Si parla di almeno nove morti di cui solo alcuni già identificati.
Tra le vittime Abdirashid Shire Ilqayte, molto noto in città per essere il proprietario dell’Hotel Sahafi dove alloggiavano e si davano appuntamento per discutere gli affari di Stato importanti esponenti politici, militari e imprenditori. L’Hotel si trova nella zona di KM 4 considerata tra le più sicure della città.
Proprio tra politici e militari si contano altre vittime. Sono deceduti anche l’On.le Abdidon Kofi, il Gen. Abdikarim Yusuf Dhagabadan, ex capo dell’esercito.
Tra i numerosi feriti, l’On.le Abdiqadir Sisi.
A distanza di una settimana, un altro aereo è atterrato vicino ad Afgoye, esattamente a Ballidogle dove c’era un’importante base aeronautica militare ai tempi di Siad Barre e dove attualmente si fronteggiano aderenti ad Al Shabab e militari governativi. La stessa zona, cioè, dove aveva fatto atterraggio di emergenza un aereo proveniente dal Cairo, ma di una società olandese.
Stavolta, invece, il velivolo era proveniente da Nairobi e a bordo vi erano 9 o 11 persone. Il carico è stato subito prelevato da esponenti di Al Shabab che hanno anche portato con loro i passeggeri.
Il dubbio è che il viaggio sia servito per rifornire di denaro, mezzi e uomini l’organizzazione terroristica nell’area centrale della Somalia che non ha più a disposizione i porti: quello di Kismayo, prima, e quello di Barawe, poi. Il ricorso ai voli aerei, con i costi che comporta, avalla la graduatoria che vede Al Shabab al settimo posto nelle organizzazioni jihadiste più finanziate nel mondo. Al primo posto vi è Daesh, al secondo ISIS. Al Qaeda è scesa al quarto posto
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