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Violenza, sfruttamento, stupri: rapporto di Amnesty International sulle persone disabili in Somalia

Discriminazione |
Secondo un nuovo rapporto di Amnesty International oltre due decenni di conflitto, servizi sanitari inadeguati e discriminazione diffusa hanno ridotto le persone disabili della Somalia in balia di matrimoni forzati, violenza, stupri e sgomberi forzati a ripetizione.

Gli ultimi degli esclusi, un bersaglio facile e indifeso, un peso e un’onta per le famiglie.

Nel corso delle ricerche condotte a Mogadiscio nel mese di febbraio, Amnesty International ha incontrato decine di persone, la maggior parte delle quali con disabilità fisica, che hanno raccontato la violenza subita, attraverso pestaggi e stupri. Donne e ragazze disabili hanno riferito di essere state costrette a sposare uomini anziani o violenti.

Ecco il racconto di Hannan, 13 anni:

“Avevo 13 anni. La mia famiglia ha deciso di darmi in sposa a un uomo, ho rifiutato e sono scappata. Hanno mandato degli uomini a inseguirmi. Mi hanno presa, mi hanno legato mani e piedi e gettato in una stanza, dove c’era quell’uomo. Mi ha picchiato sin dall’inizio. I suoi familiari dicevano che ero disabile e quindi non dovevo lamentarmi. Quell’uomo mi picchia, mi prende a schiaffi e a calci, mi stringe la gola. Quando scappo e mi rifugio a casa, mia zia mi rimanda da lui perché sono disabile”.
Amnesty International ha incontrato numerose donne vittime di aggressione perché, in quanto disabili, erano considerate un obiettivo facile.

Questa è la testimonianza di Amran:

“Mi sono svegliata di soprassalto e ho visto che un uomo era entrato nel mio rifugio. Mi ha puntato un coltello al collo dicendomi di stare zitta, altrimenti mi avrebbe uccisa. Mi sono messa a piangere, rendendomi conto che non c’era niente da fare. Lui sapeva che ero disabile e mi ha stuprata più volte nella certezza che non avrei potuto difendermi”.
La minaccia degli sgomberi incombe su tutti i profughi interni della Somalia, ma le persone disabili subiscono più delle altre intimidazioni, furti delle razioni alimentari da parte di civili o gruppi armati e diniego delle cure mediche necessarie. Durante gli sgomberi forzati, sono soprattutto loro a rischiare lo sfruttamento e la violenza.

La famiglia di Safiya è stata vittima di un’aggressione e di uno sgombero forzato nel 2014:

“Sono venuti la prima volta e ci hanno detto che se non avessimo tolto ogni cosa entro la notte ce la saremmo vista brutta. Poi sono andati via ma fatto buio si sono ripresentati, in quattro, col volto coperto. Volevano stuprare le nostre figlie. Mio marito ha iniziato a urlare e ha cercato di difenderle, e lo hanno ucciso. Hanno stuprato una delle mie figlie, è tornata indietro in lacrime. La mattina dopo all’alba sono tornato e hanno distrutto tutto”.
Un gruppo di donne disabili è stato costretto a trasferirsi nel cosiddetto corridoio di Afgooye, dove l’insicurezza è elevata e dal quale l’accesso alla capitale complicato. Negli ultimi anni, queste donne sono state sgomberate numerose volte.

Leyla non ha la piena funzionalità delle sue mani. Parla del quartiere di Hodan, a Mogadiscio:

“Gli uomini d’affari volevano costruirci delle case. Hanno mandato cinque uomini armati, mentre un sesto si è messo a misurare il terreno. Mi hanno detto di prendere le mie cose e andarmene e hanno aggiunto ‘Sei una disabile, non ti vogliamo più vedere da queste parti, vattene via!’”
Amnesty International ha chiesto al governo federale somalo di intraprendere un’azione decisiva per garantire che i diritti delle persone disabili siano protetti dalla legge e nella prassi quotidiana, attraverso atti politici e legislativi e la ratifica della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità.
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Secondo un nuovo rapporto di Amnesty International oltre due decenni di conflitto, servizi sanitari inadeguati e discriminazione diffusa hanno ridotto le persone disabili della Somalia in balia di matrimoni forzati, violenza, stupri e sgomberi forzati a ripetizione.

Gli ultimi degli esclusi, un bersaglio facile e indifeso, un peso e un’onta per le famiglie.

Nel corso delle ricerche condotte a Mogadiscio nel mese di febbraio, Amnesty International ha incontrato decine di persone, la maggior parte delle quali con disabilità fisica, che hanno raccontato la violenza subita, attraverso pestaggi e stupri. Donne e ragazze disabili hanno riferito di essere state costrette a sposare uomini anziani o violenti.

Ecco il racconto di Hannan, 13 anni:

 “Avevo 13 anni. La mia famiglia ha deciso di darmi in sposa a un uomo, ho rifiutato e sono scappata. Hanno mandato degli uomini a inseguirmi. Mi hanno presa, mi hanno legato mani e piedi e gettato in una stanza, dove c’era quell’uomo. Mi ha picchiato sin dall’inizio. I suoi familiari dicevano che ero disabile e quindi non dovevo lamentarmi. Quell’uomo mi picchia, mi prende a schiaffi e a calci, mi stringe la gola. Quando scappo e mi rifugio a casa, mia zia mi rimanda da lui perché sono disabile”.

Amnesty International ha incontrato numerose donne vittime di aggressione perché, in quanto disabili, erano considerate un obiettivo facile.

Questa è la testimonianza di Amran:

“Mi sono svegliata di soprassalto e ho visto che un uomo era entrato nel mio rifugio. Mi ha puntato un coltello al collo dicendomi di stare zitta, altrimenti mi avrebbe uccisa. Mi sono messa a piangere, rendendomi conto che non c’era niente da fare. Lui sapeva che ero disabile e mi ha stuprata più volte nella certezza che non avrei potuto difendermi”.

La minaccia degli sgomberi incombe su tutti i profughi interni della Somalia, ma le persone disabili subiscono più delle altre intimidazioni, furti delle razioni alimentari da parte di civili o gruppi armati e diniego delle cure medichenecessarie. Durante gli sgomberi forzati, sono soprattutto loro a rischiare lo sfruttamento e la violenza.

La famiglia di Safiya è stata vittima di un’aggressione e di uno sgombero forzato nel 2014:

“Sono venuti la prima volta e ci hanno detto che se non avessimo tolto ogni cosa entro la notte ce la saremmo vista brutta. Poi sono andati via ma fatto buio si sono ripresentati, in quattro, col volto coperto. Volevano stuprare le nostre figlie. Mio marito ha iniziato a urlare e ha cercato di difenderle, e lo hanno ucciso. Hanno stuprato una delle mie figlie, è tornata indietro in lacrime. La mattina dopo all’alba sono tornato e hanno distrutto tutto”.

Un gruppo di donne disabili è stato costretto a trasferirsi nel cosiddetto corridoio di Afgooye, dove l’insicurezza è elevata e dal quale l’accesso alla capitale complicato. Negli ultimi anni, queste donne sono state sgomberate numerose volte.

Leyla non ha la piena funzionalità delle sue mani. Parla del quartiere di Hodan, a Mogadiscio:

“Gli uomini d’affari volevano costruirci delle case. Hanno mandato cinque uomini armati, mentre un sesto si è messo a misurare il terreno. Mi hanno detto di prendere le mie cose e andarmene e hanno aggiunto ‘Sei una disabile, non ti vogliamo più vedere da queste parti, vattene via!’”

Amnesty International ha chiesto al governo federale somalo di intraprendere un’azione decisiva per garantire che i diritti delle persone disabili siano protetti dalla legge e nella prassi quotidiana, attraverso atti politici e legislativi e la ratifica della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità.

fonte: http://lepersoneeladignita.corriere.it/2015/03/13/violenza-sfruttamento-stupri-rapporto-di-amnesty-international-sulle-persone-disabili-in-somalia/






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