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L’Italia interviene sulla crisi istituzionale somala

Shukri Said – Primavera Africana – La Farnesina è intervenuta con una nota sulla crisi istituzionale somala sollecitandone il superamento ed invitando i vertici del Paese a tornare al dialogo per evitare che la popolazione CIVILE paghi il prezzo di una crisi politica incomprensibile alla vigilia di importantissime scadenze internazionali con conseguenze estremamente gravi sul processo di stabilizzazione della Somalia che rischierebbero di vanificare i risultati sin qui conseguiti grazie anche al sostegno della Comunità Internazionale e dell’Italia in particolare.

In effetti per il 19 e 20 novembre era prevista la conferenza di Copenaghen sul New DEALsomalo cui doveva partecipare un’importante delegazione italiana guidata dal Capo della Cooperazione Lapo Pistelli.

Lapo Pistelli a Mogadiscio nel giugno 2014 col Ministro degli esteri somalo a sinistra e l'Ambasciatore Fabrizio Marcelli a destra

Lapo Pistelli a Mogadiscio nel giugno 2014 col Ministro degli esteri somalo a sinistra e l’Ambasciatore Fabrizio Marcelli a destra

Il comunicato aggiunge che l’Ambasciatore d’Italia a Mogadiscio, Fabrizio Marcelli, ha ricevuto istruzioni di rappresentare al massimo livello le preoccupazioni italiane ed analoghe considerazioni sono state anche espresse DALLA Farnesina all’Ambasciatore di Somalia a ROMA, Musse Hassan Abdulle.

Nonostante questa presa di posizione dell’Italia, che si aggiunge ad analoghe note di Germania, Inghilterra, Stati Uniti ed ONU, questa notte alle tre il Presidente della Repubblica Federale somala Hassan Sheikh Mohamud ha convinto il Presidente del Parlamento Mohamed Osman Jowari a spedire un SMS a tutti i parlamentari per convocarli in seduta questa mattina alle nove per la presentazione della mozione di sfiducia del Primo Ministro Abdiweli Sheikh Ahmed.

Mohamud e Abdiweli

Il Presidente Mohamud a sinistra e il PM Abdiweli a destra

Il cedimento di Jowari a Mohamud per una convocazione del Parlamento irrituale e ad horasconferma che il quadro istituzionale somalo non è quello voluto DALLA comunità internazionale per istituzioni dotate di pesi e contrappesi in dialogo tra loro verso un equilibrio da raggiungersi con trattative e concessioni reciproche, bensì l’interpretazione di istituzioni apparentemente democratiche, ma sostanzialmente illiberali ed autoritarie. Mohamud ieri sera aveva detto in una conferenza stampa che userà la legge marziale.
L’aperta sfida di Mohamud rifiutando di seguire gli inviti che gli sono stati rivolti, conferma che la setta affaristico-islamista di Damul Jadid è sorretta da un potere alternativo che sfrutta a proprio favore gli sforzi sin qui profusi dalla comunità internazionale. E bisogna pur dire che, nonostante il formidabile impegno elargito, la Somalia non ha fatto, sotto il regime di Mohamud, quei passi avanti che ci si sarebbe aspettati. Mancano in primo luogo giustizia e sicurezza, addirittura nelle strade della capitale, sicché omicidi mirati, agguati, attentati, arresti arbitrari, intimidazioni, minacce, torture, bavaglio alla stampa libera, stupri impuniti, stanno condizionando il progresso di tanti ritorni dei somali della diaspora che pure facevano molto sperare per superare il fallimento dello Stato somalo.
La comunità internazionale prenda atto che non può contare su Mohamud per portare la Somalia alle elezioni a suffragio universale nel 2016, ma prenda atto che neppure può lasciare la Somalia, per la seconda volta, in MANO ai califfi.






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