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Repubblica Centrafricana, una guerra nascosta che uccide e recluta bambini

CHIARA NARDINOCCHI – repubblica.it – In pochi ne parlano, ma la battaglia tra fazioni che da tre anni a intermittenza insanguina il paese non è ancora finita. Accordi di pace e governo di transizione hanno solo mitigato e non risolto le tensioni tra Seleka e Anti-Balaka. L’Unhcr chiede fondi: 331 milioni di dollari per soccorrere gli sfollatiROMA – “La cosa migliore che si può dire del 2014 è che poteva andare peggio. Ma è difficile e nient’affatto piacevole immaginare come”. Con queste parole Peter Bouckaert, esperto di crisi umanitarie e direttore della sezione Emergenze di Human rights watch, descrive la situazione ancora irrisolta in cui versa la Repubblica Centraficana, da tre anni impegnata in un conflitto che vede schierati da una parte i Seleka, comunità prevalentemente di fede musulmana e dall’altra gli Anti-balaka, che contano nelle loro fila estremisti cristiani e animisti.

La guerra in cifre. Per descrivere la portata del conflitto bisogna ricorrere ai numeri. Sebbene non  esista una cifra definita delle vittime, le organizzazioni umanitarie ritengono che siano oltre cinque mila. Ma il dato più allarmante riguarda gli sfollati. In un paese che conta cinque milioni di abitanti, circa 820 mila persone sono state costrette a fuggire dalle loro case, la maggior parte cercando rifugio nei paesi vicini come Ciad, Sudan, Rdc, Camerun e Repubblica del Congo. A preoccupare inoltre è l’altissima partecipazione al conflitto di bambini e ragazzi con meno di 18 anni. In un rapporto stilato a dicembre, Save the children denunciava la presenza di circa 10 mila bambini soldato impegati nei combattimenti dai miliziani di entrambe le fazioni.

Giochi di potere. Da anni la Repubblica Centraficana non trova pace. Schieramenti opposti si contendono il potere. Dopo aver posto fine al governo corrotto di Bozizé con un colpo di stato, il  presidente Seléka Michel Djotodia ha dovuto presentare le dimissioni in seguito al mancato riconoscimento di alcuni paesi “vicini”. Con la formazione di un governo di transizione guidato da Chaterine Samba-Panza, si sperava in un miglioramento dei rapporti tra le fazioni ed elezioni anticipate che avrebbero ristabilito l’equilibrio all’interno del parlamento di Bangui. Un’illusione presto svanita di fronte all’incapacità del governo di portare avanti un piano di pacificazione, con tregue violate e tavoli di discussione boicottati dalle forze interne.

E il mondo resta a guardare. Dopo mesi di stragi e brutali attacchi, ad aprile 2014 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha affiancato ai due milapeacekeeper francesi già presenti dalla fine del 2013 la missione dipeacekeeping conosciuta con l’acronimo Minusca, per proteggere i civili e di facilitare l’accesso umanitario. Di fronte all’acuirsi degli scontri è intervenuta anche l’Unione africana che ha mandato sul posto più di 8mila uomini. Uno sforzo tardivo che sebbena attutisca l’impatto della violenza è ancora lontano dal risolvere il conflitto. “I peacekeeper hanno stabilizzato la situazione nella Repubblica Centrafricana? – si chiede Bouckaert che ha redatto il rapporto “The Unravelling” sulla situazione del paese – A malapena. Hanno disarmato molti combattenti, hanno permesso ai civili di rifugiarsi nelle loro basi e hanno fornito protezione agli sfollati che vivono ancora nella paura di ritorsioni. Nonostante questo, a pochi passi dalle basi di peacekeeping hanno avuto luogo numerosi episodi di violenza”.

Si muore fra stenti e sofferenze. Mentre la politica continua a fare il proprio gioco di potere, la popolazione muore tra stenti e sofferenze. Secondo Claire Bourgeois, Humanitarian Senior coordinator delle Nazioni Unite, durante una visita a Batangafo, uno dei più grandi campi profughi nel nord est del paese, la situazione è ad un passo dal collasso. I bisogni più urgenti di uno degli stati più poveri al mondo riguardano la sicurezza, la protezione dei civili e l’assistenza agli sfollati. “Il mondo – afferma Bourgeois – deve svegliarsi e accorgersi dell’enormità della crisi nella Repubblica Centraficana. Questa è una delle più gravi emergenze umanitarie a livello globale. Abbiamo urgente bisogno di più azione e più impegno. La protezione dei civili deve essere una priorità assoluta per tutti gli attori”. Queste parole arrivano a pochi giorni dall’appello lanciato dall’Unhcr per la raccolta fondi destinati ad aiutare i 450 mila sfollati interni che lottano per la sopravvivenza. Per garantire sicurezza, cibo, acqua e beni di prima necessità servono circa 331 milioni di dollari, una cifra destinata a salire se le parti non troveranno un accordo e continueranno a coprire di sangue il suolo del paese.

fonte: http://www.repubblica.it/solidarieta/emergenza/2015/01/28/news/repubblica_centrafricana_una_guerra_nascosta_che_uccide_e_recluta_bambini-106021927/






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