Main Menu

Occupati in Somalia gli immobili dell’Italia e degli italiani

Con la guerra civile che si incendiava in Somalia, chi poteva è fuggito lasciando il patrimonio immobiliare e quant’altro non poteva portare con sé. Un clan prevaricò sugli altri costringendoli alla fuga ed ha occupato le case private e gli edifici pubblici. Conclusa la fase acuta della guerra civile e terminata la transizione, si pensa ora alla pacificazione ed alla riconciliazione.

Difficile raggiungere questi risultati finché permane l’occupazione degli immobili. Lo Stato centrale lo sa ed infatti ha intimato a Shabelle Media Network di rilasciare entro cinque giorni l’immobile che occupava vicino all’Aeroporto in forza di un’autorizzazione delle istituzioni della transizione ed in origine di proprietà della compagnia di bandiera Somalia Air Lines. Trascorso invano l’esiguo termine per trasferire gli importanti apparati di trasmissione radiotelevisiva, il governo ha eseguito forzosamente il rilascio inviando venti carri armati. Altrettanta solerzia, però, non viene applicata in quei casi in cui è lo Stato ad occupare le proprietà dei privati e degli Stati amici. E’ di questi giorni la diffusione del video in cui la famiglia Bellezza, composta da padre italiano, madre somala e due figli, lamenta che il proprio immobile non viene rilasciato, nonostante tre sentenze favorevoli, dal Generale Abdullahi Mahamud Gaafow, capo dell’ufficio dell’immigrazione, quello che rilascia i passaporti e controlla chi entra e chi esce dal Paese: quindi, una figura di grande rilievo tra le istituzioni e che solo il Presidente Mohamud può nominare. Si tratta di un immobile di grande pregio perché si trova vicino alla zona dell’aeroporto che è quella più sicura perché vi alloggia la comunità internazionale con un forte presidio di AMISOM. Quando la famiglia Bellezza, in forza delle tre sentenze favorevoli, si è recata sul posto per recuperare il proprio immobile, il Generale Gaafow ha schierato la polizia minacciando di ammazzarli tutti se non se ne fossero andati. Nel video la famiglia Bellezza chiede l’intervento del Presidente Mohamud che ancora non agisce come invece è avvenuto per lo sfratto di Shabelle Media Network.
Il caso della famiglia Bellezza è uno fra i tanti. Più della metà di Mogadiscio si trova in questa situazione. Addirittura la sede dell’Ambasciata italiana a Mogadiscio è occupata abusivamente e l’Ambasciatore italiano Andrea Mazzella lavora in un container.
E’ chiaro che l’occupazione abusiva degli immobili, soprattutto da parte di alti esponenti dello Stato, non consente la pacificazione né la riconciliazione e non è più tollerabile un regime presidenziale dalla doppia faccia che, da una parte, invoca l’aiuto internazionale e, dall’altra, consente la legge della giungla dove vince chi è più forte.






Comments are Closed