Somalia: posticipate presidenziali, ma il Paese muore di sete
Intervista a Shukri Said – In Somalia sono state posticipate alla fine di dicembre le elezioni presidenziali previste per domani. Ancora non è nota la data esatta, ma saranno prima del nuovo anno, ha annunciato la commissione elettorale. Non tutti gli Stati regionali somali – è stato dichiarato – avrebbero completato il processo elettorale della Camera Bassa. Tra i candidati il presidente in carica Hassan Sheikh Mohamoud, fortemente contestato perché ancora al potere nonostante il mandato sia già scaduto e accusato di pesanti brogli elettorali. Cosa significa questa battuta d’arresto per il Pase? Francesca Sabatinelli lo ha chiesto a Shukri Said, giornalista somala dell’associazione Migrare:
R. – Significa incertezza, instabilità istituzionale e anche uno “scempio di governabilità”, perché è ormai dal 10 settembre che sono scaduti i mandati di tutte le istituzioni: Parlamento, governo, presidente. Il premier Sharmarke e il presidente Sheikh Moahmoud sono ambedue candidati che concorrono per queste elezioni presidenziali. Era in agenda il fatto che dovessero essere effettuate le riforme previste, che invece non sono state fatte. Ma essere un candidato vuol dire che avrebbe dovuto rispettare le “regole del gioco”, cosa che Sheikh Mohamoud, invece, non ha fatto; e vuol dire concorrere con tutti gli altri candidati. Ma il punto centrale è: perché sta a “Villa Somalia” (residenza ufficiale del presidente della Repubblica ndr) abusivamente da mesi? Perché la comunità internazionale, la missione di peacekeeping, lo protegge nel suo essere dittatore?
R. – In tutto questo, il Paese è in una situazione più che drammatica, preda di una siccità che sta lasciando milioni di persone senza cibo né acqua…
R. – Che sta lasciando anche morire le persone. Due o tre giorni fa ho pianto, perché un bambino di sei anni è morto di sete, di sete! Perché i pastori, i cammellieri, non hanno più né acqua né cibo, e non c’è soccorso, perché sia il presidente che il primo ministro sono impegnati nella loro campagna elettorale e quindi non hanno dato nemmeno l’allarme per questa gente! Anche nelle regioni come Puntland o Somaliland, che erano amministrati meglio, la gente sta morendo e non ci sono soccorsi, non c’è nemmeno un’allerta da parte della comunità internazionale. Basta! Perché il popolo somalo non ha voce, è un popolo seviziato, dai fanatici, dai dittatori e dagli pseudo-dittatori disperati, senza potere, che vogliono restare lì e la comunità internazionale li guarda! Sheikh Moahmoud deve uscire da Villa Somalia e al Paese occorre dare un governo ed anche elezioni vigilate dalla comunità internazionale. Perché si deve consentire questo scempio?
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