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Un drone americano uccide Godane a Barawe

Nella notte di lunedì scorso un drone americano è entrato in azione ed ha bombardato un’abitazione vicino a Barawe, la città della costa meridionale della Somalia, quasi a metà strada fra Mogadiscio e Kismayo, divenuta roccaforte degli Al Shabab dopo la loro cacciata da Kismayo nell’ottobre 2012 ad opera delle truppe keniote e di AMISOM.

L’attacco è avvenuto mentre si trovavano riuniti per un summit i capi dei jihadisti somali e il portavoce del Pentagono ha dichiarato che l’intervento del drone americano ha avuto successo con la morte di almeno nove alti gerarchi.

Mentre l’intelligence USA svolge verifiche attraverso il DNA  dei resti raccolti, gli Al Shabab hanno confermato sul loro account di Twitter la morte del capo più elevato in grado Ahmed Abdi Godane.

La decapitazione di Al Shabab potrebbe contribuire in modo decisivo al successo dell’offensiva militare denominata “Oceano Indiano” attualmente in corso per liberare la Somalia almeno del problema terroristico, talmente grave e sfacciato che pochi giorni fa vi è stato un attacco al carcere di Mogadiscio per far evadere alcuni importanti esponenti dell’organizzazione tratti in arresto.

Oltre a quello di Al Shabab, il Governo Federale deve anche affrontare il problema dei Signori della Guerra dell’ultima generazione che ancora non gli permette di operare a tutto campo per far risorgere il Paese dalle sue drammatiche condizioni.

Bisogna tuttavia dare atto all’attuale governo somalo di avere in corso anche una campagna per il disarmo delle milizie, un’operazione che sta creando tensioni ma che sta anche avendo successi significativi, come l’arresto lo scorso 17 agosto di Mohamed Garfanji, ricercato a livello internazionale per la sua attività di pirata. Fu lui a comandare il rapimento della petroliera sudcoreana Samho Dream nell’aprile 2010 che fruttò un riscatto di nove milioni di dollari, ma l’arresto di Mohamed Garfanji e delle sue guardie del corpo non è avvenuto per gli atti di pirateria, bensì per il possesso delle armi recentemente dichiarato illegale dal governo somalo.

Nonostante la giovane età di poco superiore ai trent’anni, Mohamed Garfanji era considerato il più importante capo dei pirati dopo Mohamed Abdi Hassan, detto Afweyne, a sua volta arrestato nell’ottobre 2013 in Belgio dove era stato attirato col falso ingaggio di consulente in un film sulla pirateria somala.






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