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La Stranieri Spa vale come la Fiat: il Pil degli immigrati in Italia pesa 127 miliardi

di VLADIMIRO POLCHI – repubblica.it – Se fossero un’azienda, i “nuovi italiani” sarebbero la 25esima impresa più grande al mondo. Dagli oltre 5 milioni di stranieri arrivano 7 miliardi di Irpef e 11 miliardi di contributi previdenziali: pagano di fatto 640mila pensioni. Tabella: il confrontoROMA – Gli immigrati battono la Fiat, o quasi. Il Pil prodotto dagli stranieri nel nostro Paese infatti è pari a 127 miliardi di euro, di poco inferiore al fatturato (136 miliardi, per altro sbilanciati verso gli Usa) del grande gruppo automobilistico. Non solo. Se fossero un’azienda, i “nuovi italiani” sarebbero la 25esima impresa più grande del mondo. E ancora: il pianeta immigrazione produce 11 miliardi di contributi previdenziali ogni anno, 7 miliardi di Irpef e pesa per il 2% sulla spesa pubblica italiana. Questa è la fotografia scattata dalla Fondazione Leone Moressa nel suo Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione (tabella: il confronto con gli italiani).

Nel nostro Paese al 1 gennaio 2016 vivono oltre 5 milioni di stranieri, ovvero l’8,3% della popolazione totale. Per lo più giovani: nel 2015, gli italiani in età lavorativa rappresentano il 63,2%, mentre tra gli stranieri la quota raggiunge il 78,1%. Gli anziani, invece, sono il 23,4% tra gli italiani e solo il 3% tra gli immigrati. Importante il loro peso economico. Per capirne l’ordine di grandezza, i ricercatori della Moressa ricorrono a un “gioco”: il Pil prodotto dagli stranieri nel 2015 è di 127 miliardi (8,8% del Pil nazionale), di poco inferiore al fatturato del gruppo FCA (pari a 136 miliardi).

POSIZIONE AZIENDA FATTURATO IN MILIARDI DI $ FATTURATO IN MILIARDI DI €*
Classifica Fortune Global 500
1 Walmart 482,1 430,3
2 State Grid 329,6 294,2
3 China National Petroleum 299,3 267,1
4 Sinopec Group 294,3 262,7
5 Royal Dutch Shell 272,2 242,9
6 Exxon Mobil 246,2 219,7
7 Volkswagen 236,6 211,2
8 Toyota Motor 236,6 211,1
9 Apple 233,7 208,6
10 BP 226 201,7
11 Berkshire hathaway 210,8 188,1
12 McKesson 192,5 171,8
13 Samsung Electronics 177,4 158,4
14 Glencore 170,5 152,2
15 Industrail & Commercial bank of China 167,2 149,2
16 Daimler 165,8 148
17 UnitedHealth Group 157,1 140,2
18 CVS Health 153,3 136,8
19 Exor Group 152,6 136,2
20 General Motors 152,4 136
21 Ford Motor 149,6 133,5
22 China Costruction Bank 147,9 132
23 AT & T 146,8 131
24 Total 143,4 128
25 Hon Hai Precision Industry 141,2 126
26 General Eletric 140,4 125,3

Da dove proviene questa ricchezza? Oltre la metà del “Pil dell’immigrazione” deriva dal settore dei servizi (50,7%), ma l’incidenza maggiore si registra nella ristorazione dove gli stranieri producono il 19% della ricchezza complessiva. Esiste però un problema di produttività: il Pil degli immigrati in Italia è di poco superiore a quello del comparto tedesco della fabbricazione di veicoli. Tuttavia, mentre in questo caso la produttività per occupato supera i 135mila euro, nel caso degli stranieri è di poco superiore ai 50mila. Come si spiega? Il 47% degli immigrati è occupato (contro il 36% della popolazione italiana), ma nella maggior parte dei casi (66%) si tratta di lavori a bassa qualifica. Questo si traduce in differenze di stipendio e reddito molto alte. Solo di Irpef la differenza procapite tra italiani e stranieri è di 2 mila euro. Non solo. Nel 2015 le famiglie con almeno un componente straniero al di sotto della soglia di povertà erano il 38%, contro il 6% delle famiglie totali.

Confronto occupazionale italiani e stranieri
ITALIANI STRANIERI
OCCUPATI (15 ED OLTRE) 20.105.688 2.359.065
INCIDENZA OCCUPATI SU POPOLAZIONE TOTALE 36,0% 47,0%
TASSO DI OCCUPAZIONE (15-64 ANNI) 56,0 58,9
PERCENTUALE DI OCCUPATI A BASSA QUALIFICA 30,8% 66,0%
TITOLO DI STUDIO MEDIO-ELEVATO* OCCUPATI 69,3% 55,2%
*Diploma superiore/laurea – Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Istat

Il rapporto si sofferma poi sui benefici economici dell’immigrazione. Essendo prevalentemente in età lavorativa, gli stranieri sono soprattutto contribuenti: nel 2014 i loro contributi previdenziali hanno raggiunto quota 10,9 miliardi e “si può calcolare che equivalgono a 640mila pensioni italiane”. A questo va aggiunto il gettito Irpef complessivo versato dagli immigrati (l’8,7% del totale dei contribuenti) pari a 6,8 miliardi. Molti tra loro poi fanno impresa: nel 2015 si contano 656mila imprenditori immigrati (principalmente da Marocco, Cina e Romania) e 550mila imprese a conduzione straniera (il 9,1% del totale). Significativo il trend degli ultimi anni (dal 2011 al 2015): mentre le imprese condotte da italiani sono diminuite del 2,6%, quelle di immigrati hanno registrato un incremento del 21,3%.

Infine i costi. L’Italia è il Paese europeo che spende di più per le pensioni: quasi il 17% del Pil (270 miliardi). Ma oggi gli extracomunitari pensionati sono circa 71mila e i comunitari dell’Europa dell’Est circa 25mila. Quindi i pensionati stranieri sono solo 100mila,

mentre i pensionati totali oltre 16 milioni. I settori in cui la spesa per l’immigrazione è più rilevante sono quelli del welfare e della sicurezza. I ricercatori della Moressa calcolano comunque che “il costo degli stranieri sia inferiore al 2% della spesa pubblica”.






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