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Un piano europeo per l’immigrazione

ilsole24ore.com – Una delle prime questioni che il governo deve porre a Bruxelles nel semestre di presidenza è quella dell’immigrazione. La Sicilia è divenuta negli ultimi tre anni la «porta d’Europa», ma l’Ue è rimasta finora per lo più alla finestra, in quanto non è giunta a stabilire una strategia omogenea ed efficace dinanzi a un fenomeno migratorio che ha assunto dimensioni sempre più consistenti e continua a registrare episodi tragici per il gran numero di naufraghi periti durante la traversata verso le nostre coste.

Che i flussi migratori verso l’Europa fossero destinati a infoltirsi notevolmente era evidente all’indomani delle «primavere arabe» a cui non aveva fatto seguito un sicuro assestamento dei nuovi regimi politici. Altrettanto lampante era la situazione drammatica, oltre della Siria, di alcuni paesi sub-sahariani e del Corno d’Africa, dilaniati da conflitti o esposti all’offensiva di gruppi terroristici islamisti.
Si sarebbe dovuto perciò concertare in sede comunitaria una politica sull’immigrazione che comportasse l’armonizzazione delle norme sul diritto d’asilo, la redistribuzione dei rifugiati politici nell’ambito dei vari Stati della Ue e un’azione di contrasto (tramite una robusta task force) alla tratta di migranti facente capo alle milizie armate operanti nelle zone d’imbarco e in stretti rapporti con varie cosche mafiose attive in Europa.

Di conseguenza, è stata soprattutto l’Italia a essere investita dalla gran massa di immigrati degli ultimi anni che, a capo di penose vicissitudini, cercano lavoro e diritti civili, che non hanno nel proprio paese d’origine, o di scampare alla morte e alla fame. Non solo perché la Penisola è considerata un luogo di transito per arrivare nei paesi del Nord Europa. Ma perché una sentenza europea aveva vietato il pattugliamento di motovedette italiane, di concerto con quelle libiche, vicino alle coste di partenza, in quanto questa forma d’interdizione non avrebbe distinto i migranti per motivi economici e quelli richiedenti asilo politico. Pertanto, oggi che la Libia è sprofondata nel caos, in quanto priva di un governo centrale con effettivi poteri di controllo sul proprio territorio, è divenuto pressoché impossibile bloccare sul nascere le spedizioni gestite con lauti profitti dalla locale criminalità organizzata.
Le unità della nostra Marina, con la missione “Mare Nostrum”, hanno frattanto salvato dalla morte migliaia di disperati, intercettando i barconi dei trafficanti e arrestando gli scafisti. Ma non è compito, infinitamente sostenibile, di navi militari occuparsi di operazioni permanenti di soccorso, estranee alla loro attività ordinaria e tali da comportare spese ragguardevoli.

Il Frontex, l’Agenzia europea incaricata di coordinare il pattugliamento dei confini terrestri e marittimi dell’Unione europea, ha chiesto più volte a Bruxelles che fossero potenziati i suoi mezzi per presidiare meglio le frontiere del Sud Europa. Ma il commissario agli Affari interni Cecilia Malmström non è riuscita, malgrado i suoi ripetuti appelli, a mettere a punto una soluzione efficace e condivisa.
Il governo seguita tuttora a impegnarsi per assistere i migranti, ma i centri d’accoglienza sono stracolmi e ormai al collasso, al punto che si pensa di utilizzare le caserme dismesse e varie strutture pubbliche in numerosi comuni della Penisola; inoltre sono finiti i soldi per i soccorsi in mare.
Perciò la situazione diverrà fuori controllo, se l’Ue non assicurerà presto adeguati aiuti finanziari e non affronterà, più in generale, l’emergenza immigrazione con l’Unione africana e il Commissariato delle Nazioni Unite: sia per estirpare la mala pianta del traffico di esseri umani, sia per trovare un’adeguata sistemazione a migliaia di profughi e rifugiati politici, oltre ai tanti minori giunti in Italia e altrove da soli senza alcun famigliare.

fonte: ilsole24ore.com






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