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Immigrazione: Idos, 5 milioni stranieri in Italia, una risorsa

ROMA  – Luoghi comuni da sfatare, discriminazioni da correggere: gli immigranti “rubano agli italiani le pensioni”. Oppure “entrano sempre più facilmente”. “Commettono reati?”, indubbiamente ma “i loro crimini non aumentano”. Sono una risorsa, ma rispetto agli italiani vengono licenziati molto più facilmente. Il dossier Statistico Immigrazione 2014, “Dalle discriminazioni ai diritti”, realizzato da Idos per conto dell’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri), fotografa anche quest’anno i flussi migratori verso l’Italia aiutando a disinnescare stereotipi e paure. In Italia, si afferma nel rapporto presentato al Teatro Orione a Roma, continuano a preoccupare i diffusi atteggiamenti di chiusura, contro i quali molto resta da fare. Un impegno che richiede l’apporto congiunto di singoli, associazioni e parti politiche.

“Al futuro – ha detto Franco Pittau di Idos, collaboratore storico di Mons. Luigi di Liegro della Caritas – ci si prepara innanzitutto con un cambio di mentalità, predisponendosi ad una convivenza alla pari. Gli immigrati non sono la soluzione di tutti i nostri mali, ma non ne sono neppure la causa, e possono esserci d’aiuto sul piano demografico, occupazionale, commerciale e culturale: senza di loro le cose andrebbero molto peggio. Basti pensare alle circa 500mila imprese da loro create e portate avanti anche in questa fase di crisi”.

Il dossier Idos sull’immigrazione si pubblica da 15 anni. In Italia, gli stranieri ufficialmente residenti a fine 2013 erano 4.922.085 su una popolazione di 60.782.668, con un’incidenza dell’8,1%, con il 52,7% di donne e oltre 1 milione di minori, mentre sono 802.785 gli iscritti a scuola nell’anno scolastico 2013/2014 (incidenza del 9% sulla popolazione scolastica complessiva), tra cui 11.470 rom. Il livello di istruzione è notevole: il 10,3% ha una laurea e il 32,4% un diploma.

Secondo la stima dell’Ido, tuttavia, la presenza complessiva degli immigrati in posizione regolare è più alta e ammonta a 5.364.000 persone. “Questo aumento, seppure ridimensionato rispetto a quello conosciuto nel decennio di inizio secolo, continuerà anche negli anni a venire e, se nel 2013 è stato raggiunto il livello di 5 milioni di presenze regolari, nel 2020 verranno superati abbondantemente i 6 milioni, più dell’attuale popolazione complessiva che si riscontra nel Lazio o nella Campania, mentre prima di metà secolo gli immigrati saranno più numerosi dei 9 milioni di abitanti che conta attualmente la Lombardi”, ha osservato Pittau che ha presentato il dossier con Luca Di Sciullo e Antonio Ricci.

La dimensione dei flussi irregolari può essere colta solo attraverso l’attività di intercettazione da parte delle forze di polizia: in 10 anni, tra 2004 e 2013, sono stati 118.307 i respinti alla frontiera e 191.315 i rimpatriati. Questa componente rimane minoritaria rispetto a quella regolare, anche se la diffusa attività di sfruttamento (trafficking e smuggling) determina risvolti umanitari tragici: è questo il caso della missione italiana Mare Nostrum che tra ottobre 2013 e ottobre 2014 ha salvato nel Mediterraneo la vita a 150mila persone (di cui la metà provenienti da Siria ed Eritrea, aree particolarmente pericolose), mentre restano incerte le prospettive future della missione comunitaria Triton, affidata a Frontex con obiettivi molto più limitati, senza un piano di re-insediamento e senza il coinvolgimento delle autorità dei paesi di partenza e soprattutto di transito.

Nel 2013, un quarto degli stranieri risiede in sole quattro province (Roma, Milano, Torino e Brescia), ma c’e’ un comune, Baranzate in provincia di Milano, in cui un residente su tre non e’ italiano.

Gli stranieri residenti in Lombardia (oltre 1 milione) sono il 22,9% del totale nazionale e quelli residenti nel Lazio (oltre 600mila) il 12,5%. Lombardia e Lazio sono le regioni in cui anche diverse singole collettività registrano le presenze più consistenti, ma ciò non vale per tutte: tra le eccezioni spiccano i cinesi, per il 17% insediati in Toscana, e gli ucraini, per il 18,5% in Campania. Nonostante il policentrismo delle provenienze (196 naziona-lità rappresentate), circa la metà degli immigrati (51,1%) provie-ne da soli cinque paesi (Romania, Albania, Marocco, Cina e Ucraina) e circa i due terzi (64%) dai soli primi dieci.

Gli immigrati rappresentano un aiuto all’Inps, altro che “rubare le pensioni agli italiani”. Al censimento del 2011 in media la differenza di età tra stranieri e italiani è stata di 13 anni (31,1 rispetto a 44,2) e questo divario fa sì che l’immigrazione influisca positivamente sul sistema pensionistico. Nel 2013, secondo la stima di Idos, la quota di immigrati che raggiungeranno l’età pensionabile salirà al 2,6% rispetto al totale dei casi, per poi passare al 4,3% nel 2020 e al 6% nel 2025. C’e’ stato anche un boom di cittadinanze: gli italiani per acquisizione, che erano solo 285.785 nel 2001, sono aumenti a 671.394 al censimento del 2011, cui se ne sono aggiunti 65.383 che hanno acquisito la cittadinanza nel 2012 e 100.712 nel 2013. E d’altra parte l’essere straniero assicura forme di discriminazioni sul lavoro: metà (49,0%) dei lavoratori immigrati che hanno iniziato il proprio rapporto di lavoro prima del 2013 lo hanno visto terminare nel corso dello stesso anno (perché licenziati, dimissionati o per mancato rinnovo del contratto alla scadenza) mentre tra gli italiani la quota è di ben 20 punti inferiore (29,0%), a dimostrazione della maggiore precarietà delle occupazioni riservate agli stranieri.

Sono intanto in aumento gli sbarchi dei profughi dall’Africa e dall’Asia medio-orientale. Anche nel 2013 le richieste di asilo sono state in Italia di numero contenuto (26.620) rispetto ad altri Paesi europei (127mila in Germania). Risultano in diminuzione le persone non autorizzate all’ingresso che sono state intercettate alle frontiere italiane (7.713), le persone rimpatriate (8.769) e quelle intimate di espulsione ma non ottemperanti (13.529), per un totale di 30.011 individui, in costante diminuzione dal 2006 (quando furono 124.381). Secondo la convinzione prevalente, la popolazione straniera in posizione irregolare è inferiore al mezzo milione, anche perché 430mila non autorizzati a stare in Italia sono stati interessati dai provvedimenti di emersione varati nel 2009 e nel 2012.

Con l’immigrazione la società italiana è diventata strutturalmente multi religiosa. Tra gli stranieri le appartenenze religiose si ripartiscano come segue: musulmani 33,1%, ortodossi 29,6%, cattolici 18,5%, fedeli delle tradizioni religiose orientali 6,4%, evangelici e altri cristiani 5% e a seguire altri gruppi di ridotte dimensioni tra cui gli ebrei.

C’e’ un problema criminalita’: mentre le denunce contro italiani sono passate da 467.345 nel 2004 a 642.992 nel 2012 (+37,6%), quelle contro stranieri sono salite da 224.515 a 290.902 (+29,6%); e tuttavia, nello stesso periodo, i residenti italiani sono diminuiti, mentre quelli stranieri, pur essendo quasi raddoppiati (da 2.210.478 a 4.387.721), hanno visto diminuire la loro incidenza sul totale delle denunce. (9 novembre 2014)

fonte: http://www.onuitalia.com/2014/11/09/immigrazione-idos-5-milioni-stranieri-italia-una-risorsa/






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