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Immigrazione, Triton parte tra le polemiche

DI GIANLUCA DI FEO – espresso.repubblica.it – La missione europea controllerà solo le frontiere, senza soccorsi in alto mare. E da Bruxelles chiedono regole chiare: chi deve coordinarla in Italia?L’operazione Triton è già partita, ma in questi giorni è rimasta inattiva: la burrasca nel canale di Sicilia sta fermando i barconi. Un’altra bufera invece è in corso nei palazzi romani, con una grande incertezza su cosa fare nel futuro prossimo. E con l’incapacità nello stabilire una volta per tutte regole chiare per la gestione dell’immigrazione.

Il dispositivo europeo infatti non prevede il soccorso in alto mare. Non ha i mezzi per farlo. E soprattutto non c’è la volontà politica dell’Unione Europea di andare incontro alle imbarcazioni di profughi e migranti fino alle acque libiche. «In base al mandato di Frontex, l’obiettivo primario dell’operazione sarà il controllo delle frontiere», ha detto il direttore esecutivo Gil Arias Fernandez: «Ma sottolineo che consideriamo il salvataggio delle persone una nostra priorità assoluta».

Al momento però anche Mare Nostrum prosegue. La smobilitazione del dispositivo della Marina Militare sarà graduale e dovrebbe concludersi entro fine anno. E c’è chi preme perché non si rinunci del tutto all’attività della flotta. «Adesso che l’operazione volge al termine, come si fa a non vedere che i morti aumenteranno?», ha dichiarato il presidente della Camera Laura Boldrini: «Si può veramente immaginare che chi fugge da guerre e persecuzioni cesserà di attraversare il Mediterraneo perché non c’è più Mare Nostrum?».

Nelle capitali europee non la pensano allo stesso modo. L’accusa – esplicitata dal ministro degli Esteri britannico Joyce Anelay – è che l’iniziativa italiana abbia incentivato le partenze verso la Sicilia. Il successo umanitario delle 160 mila persone raccolte om mare viene letto invece come la prova statistica di un esodo crescente che si è mosso verso il ponte aperto dalla nostra flotta. Tra i primi 106 mila soccorsi dalla flotta, a fronte di 24 mila siriani sono stati censiti 28 mila eritrei: un flusso quest’ultimo che sarebbe aumentato proprio per la prospettiva creata dalla presenza della Marina Militare.

Nonostante il semestre a guida italiana, il ministro Angelino Alfano non è riuscito a ottenere dalla Ue quasi nulla per garantire l’accoglienza dei profughi. Le altre nazioni hanno detto chiaramente che non tollereranno più l’arrivo di rifugiati non identificati al momento dello sbarco, l’escamotage usato dal Viminale in violazione delle leggi dell’Unione per diluire il peso degli arrivi. L’unico risultato conquistato da Alfano è quello di risparmiare sui fondi, perché Triton sarà a carico soprattutto delle casse di Bruxelles.

Ma la gestione della nuova missione pone all’Italia un altro problema, per niente secondario: quale istituzione deve coordinarla? Finora, si è navigato in ordine sparso. L’Europa invece chiede risposte nette e referenti precisi. La Marina ha condotto Mare Nostrum con grandissima efficienza. L’ha fatto grazie alla potenza dell’arsenale di una forza armata, schierando grandi navi da guerra. Unità come le nuovissime fregate Fremm e persino i sottomarini U212 – ciascuna costata circa mezzo miliardo di euro – che hanno spese operative molto alte. Se ai dieci milioni mensili stanziati per le indennità degli equipaggi e per il carburante, si aggiungono le altre voci previste dalle tabelle ufficiali, il bilancio per l’intera operazione si avvicina a 300 milioni di euro.

I regolamenti europei però non permettono che il controllo delle frontiere sia affidato a un corpo militare. Frontex è un dispositivo di polizia civile e i finanziamenti previsti da Bruxelles non possono andare a forze armate. Né è previsto che il coordinamento spetti a strutture della Difesa.
E in Italia? La normativa è ben definita. Un decreto del luglio 2003 ha determinato “un coordinamento che si estende fino al limite di 24 miglia dalla costa” affidato alla Guardia di Finanza. Già nel 1998, quando l’immigrazione si è trasformata da emergenza in realtà quotidiana, il compito di “forza di polizia a mare” è stato affidato alle Fiamme Gialle. Il corpo ha una flotta aerea e navale di tutto rispetto, che ha sempre svolto questa missione: una regia in cui si sono integrate le unità della Guardia Costiera, a cui la legge delega la responsabilità dei soccorsi, mantenendo i rapporti con gli organismi di altre nazioni.

Se si tratta di un’attività prevalentemente di sicurezza, d’altronde, né i carabinieri – che hanno dismesso tutti i motoscafi d’altura – né la polizia – che si è concentrata sulla vigilanza ai litorali più interni, introducendo anche scooter d’acqua al posto delle vedette –
hanno i mezzi per condurla. I costi operativi per le unità di Fiamme Gialle e Capitaneria – come ha evidenziato un dossier della Fondazione Icsa –http://espresso.repubblica.it/attualita/2014/10/30/news/che-fine-ha-fatto-la-guardia-costiera-1.186034 sono poi di gran lunga inferiori a quelli delle fregate e delle corvette militari.

Proprio in ossequio alle disposizioni europee, Triton ha schierato la sua base internazionale nella centrale delle Fiamme Gialle di Pratica di Mare, dove arrivano le informazioni sull’intero Mediterraneo. Il direttore di Frontex per il momento ha detto che la nuova operazione si muoverà in “stretto coordinamento” con tutti: Finanza, Guardia Costiera e Marina. Ma da Bruxelles aspettano una risposta: a chi deve fare riferimento la flotta europea? E con quale catena di comando?

Le inchieste di Fabrizio Gatti su “l’Espresso” hanno dimostrato il peso della mancanza di coordinamento tra enti civili e reparti militari nel naufragio dell’11 ottobre 2013, in cui morirono oltre 268 persone. Le richieste di soccorso fatte dalla nave carica di profughi siriani che stava affondando al centralino della Capitaneria sono state girate invano alle autorità di Malta, mentre il pattugliatore Libra della Marina è intervenuto soltanto dopo ore. Fu proprio quel disastro a far nascere Mare Nostrum. Adesso è fondamentale che episodi del genere non si ripetano mai più. E perché questo avvenga il governo italiano deve stabilire regole e procedure precise, che spazzino via quelle ombre di ambiguità che hanno già provocato troppe vittime.

fonte: http://espresso.repubblica.it/attualita/2014/11/11/news/immigrazione-triton-parte-tra-le-polemiche-1.187441






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